Ci sono diversi fattori che determinano la riuscita dell’acquisto di un buon scaldavivande elettrico per alimenti e ciò varia anche in base alle proprie esigenze personali ed economiche.
Attivo o passivo
I scaldavivande (o lunchbox) si distinguono principalmente in due categorie: attivi e passivi. Per scaldavivande attivo si intende uno scaldavivande che lavora attivamente tramite una fonte energetica per mantenere il pranzo fresco o caldo. Ciò significa che il pranzo può essere ad esempio scaldato tramite corrente elettrica.
Al contrario, uno scaldavivande passivo utilizzerà i suoi materiali per mantenere la temperatura della pietanza al suo interno. Per esempio, la borsa frigo classica da mare può essere considerata uno scaldavivande di tipologia passiva perchè sfrutta i materiali di cui è costituita (ed eventualmente del ghiaccio sintetico) per mantenere fresco il nostro pranzo.
Elettrico o USB?
Con l’avvento degli smartphone le prese USB si sono moltiplicate e ultimamente troviamo caricatori portatili a pochissimi euro. Ti potrebbe sembrare quindi scontato acquistare uno scaldavivande con presa usb vero?
In realtà, essendo la porta usb disegnata per tutt’altri utilizzi, non possiamo di certo aspettarci grandissime prestazioni da uno scaldavivande usb.
D’altra parte invece, uno scaldavivande elettrico per alimenti può sembrare molto scomodo (si deve poter accedere ad una presa elettrica da parete). Ovviamente anche in questo caso, la scomodità viene “annullata” da una maggiore efficienza dello scaldavivande stesso.
Consumo energetico
Che sia elettrico o usb, il vostro scaldavivande di tipologia attiva consumerà della corrente elettrica. Non c’è una regola ben precisa per andare a valutare quest’aspetto considerando che lo scaldavivande, di per se, è un piccolo elettrodomestico portatile di basso consumo.
Per questo motivo, secondo noi di scaldavivande.org, il fattore consumo energetico non deve essere preso in considerazione. In alternativa questo fattore può essere valutato, ma solamente come ultima spiaggia quando si è proprio alle strette e non si riesce a decidere tra due modelli molto simili.
Capacità
La capacità, intesa come quantità di cibo, di uno scaldavivande è molto importante. È misurata in litri ed è un fattore prettamente personale: se mangi come un canarino forse è il caso di prendere uno scaldavivande piccolo, se invece ti piace mangiare (come me) allora è meglio orientarsi verso uno scaldavivande più grande.
Il cavo d’alimentazione
Se compri uno scaldavivande elettrico controlla la lunghezza del cavo d’alimentazione e il voltaggio della presa elettrica, nonchè la sua distanza dalla superficie dove metterai lo scaldavivande.
Alcuni modelli di scaldavivande elettrico per alimenti sono anche dotati di riavvolgi cavo, in modo da non occupare troppo spazio una volta finito il suo lavoro.
Pulizia
Uno scaldavivande è composto dal contenitore principale e da due o più vaschette. Quest’ultime possono essere amovibili o meno. Non serve dire che la migliore scelta è uno scaldavivande con vaschette rimovibili, poichè la pulizia in questo caso sarebbe molto semplice da effettuare.
Molte volte in un apparecchio sono presenti due vaschette, di cui una non amovibile. In questo caso dovrai pulire la vaschetta con una spugna, senza però immergere il tutto in acqua.
Acqua o non acqua?
Molte tipologie di scaldavivande elettrico per alimenti utilizzano l’acqua come elemento termoconduttore per riscaldare le pietanze che ci siamo portati da casa. Come funziona? Semplice. Inserisci l’acqua in un apposito scomparto dello scaldavivande, lo accendi, l’acqua si scalda e con lei il calore viene “passato” alle tue pietanze.
Alcuni modelli più recenti non necessitano di acqua e utilizzano gel o altri materiali molto più efficienti in termini di termoconducibilità.
Velocità e Temperature
Generalmente non sono disponibili grandi impostazioni negli scaldavivande elettrici moderni. La loro forza è proprio la semplicità d’utilizzo: ci metti il cibo, lo porti via con te, lo accendi e attendi che il pranzo si sia scaldato a dovere. Solitamente ci vogliono dai 30 ai 45 minuti per riscaldare le pietanze in modo accettabile.
Per questo motivo non ti spaventare se non vedi regolatori di temperatura, timers o altro. Non ne avrai bisogno!
Conclusioni
Avere uno scaldavivande per alimenti vale a dire risparmiare denaro per il pranzo a lavoro ed è una base di partenza per mangiare più sano e in modo responsabile, utile soprattutto per chi decide di seguire qualche dieta ferrea che risulterebbe difficile, se si deve andare a mangiare in ristorante o in una mensa.
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Il costo kWh è il dato fondamentale che dobbiamo valutare quando vogliamo risparmiare sull’energia elettrica. Oltre, naturalmente ad abbassare i consumi domestici, possiamo andare alla ricerca di un fornitore e delle condizioni tariffarie più adatti a contenere il prezzo che paghiamo per l’elettricità.
Il kWh (Kilowattora) è l’unità di misura della potenza oraria che il fornitore eroga alla nostra utenza domestica. Pertanto il costo kWh è il valore che dobbiamo moltiplicare per il nostro consumo bimestrale per avere il totale sulla bolletta relativo all’effettiva energia utilizzata. Ma quali aspetti dobbiamo considerare per poter orientarci tra tariffe, condizioni, fornitori, fasce orarie e scegliere l’offerta più conveniente per le nostre esigenze?
Costo kWh sul mercato regolato o sul mercato libero
Il mercato libero è l’insieme di fornitori che dal 2007 sono liberi di operare nel settore energetico per proporci soluzioni ed offerte di contratti alternativi a quello del fornitore tradizionale (Enel in quasi tutta Italia). Il costo kWh pertanto risulta variabile da fornitore a fornitore. Il mercato regolato, in un determinato territorio, è costituito da un solo fornitore, quello tradizionale e il costo kWh è fissato dall’Autority per stare entro un determinato range.
Costo kWh e tipologia di contratto
Il costo kWh varia con il contratto stipulato tra noi e il fornitore. Le tipologie di contratto sono utenza domestica e utenza usi diversi. L’utenza domestica si riferisce ad un uso prettamente abitativo, per massimo due unità immobiliari e si divide in residente e non residente. Attenzione perchè il costo kWh per l’utenza non residente può arrivare anche al doppio del costo kWh per l’utenza domestica residente.
Costo kwh e tariffe orarie
La tariffazione più semplice è quella monoraria, attualmente offerta solo sul mercato libero. Il costo kWh sulla tariffa monoraria non dipende da alcuna fascia oraria ma è indistinto durante tutto il giorno. Esistono poi la bioraria e la multioraria. La tariffa bioraria si riferisce a due fasce: la F1 relativa alle ore di punta (dalle 8 alle 19 da lunedì a venerdì) e la F23 che si riferisce a tutte le ore non incluse nella F1. La tariffa multi oraria divide la F23 in F2 (lun-ven 8-9 e 19-24, sab. dalle 8, festivi esclusi) e F3 festivi tutto il giorno e feriali per le ore non incluse in F1 e F2. Il costo kWh nelle bi e multiorarie varia a seconda della fascia.
Costo kwh e potenza contrattuale
Il kWh dipende in ultima analisi dalla potenza massima che contrattualmente il fornitore eroga alla nostra utenza. Normalmente il costo kWh va a scalare, in relazione all’aumentare della potenza. In Italia i tagli di potenza sono 1.5 kW, 3 kW, 4.5 kW e 6 kW.
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Le proprietà salutari e organolettiche del miele sono note da migliaia di anni. Fin dai tempi antichi era l’unico dolcificante che l’uomo usava, ed inoltre veniva considerato anche come farmaco, per curare e prevenire piccoli disturbi, e anche in cosmetica con risultati più che soddisfacenti.
Come viene prodotto il miele
Il miele viene prodotto dalle api, che usano il nettare dei fiori o per alcuni tipologie di miele anche secrezioni delle piante (es. miele di quercia). In poche parole, il nettare, una volta raccolto, viene disidratato dalle api che, in un secondo momento, aggiungono degli enzimi allo stesso e, solo successivamente viene lo depongono nei favi.
Dopo che il miele viene depositato, l’apicoltore, estrae le celle dei favi mediante un processo di centrifugazione con un attrezzo chiamato smelatore, e lascia il miele decantare in vasi di vetro. Il prodotto è sin da subito pronto all’uso. Le proprietà del miele variano in base al tipo di fiore, di pianta e del clima territoriale. Per conservare le sue caratteristiche, il miele deve essere estratto a freddo, cioè senza alcun intervento termico, infatti il miele sottoposto ad una temperatura di circa 45 gradi inizia a perdere le sue proprietà e a degradarsi.
Le proprietà
I benefici del miele, che contiene antiossidanti, sono molteplici, adatti soprattutto per il periodo invernale ed autunnale. Le proprietà del miele aiutano a:
Assimilare il calcio e il magnesio per le ossa
Decongestionare
Il miele ha un alto contenuto di vitamine ed amminoacidi, che lo rende particolarmente adatto per la cura di raffreddore e tosse che ci attanagliano nei periodi invernali. In questi casi, ad esempio, per combatterli è consigliabile bere del latte caldo con un paio di cucchiaini di miele. Grazie alle proprietà antinfiammatorie e decongestionanti il miele attenuerà il bruciore alla gola e migliorerà la respirazione. Inoltre ha un’efficace azione sul metabolismo, sullo stomaco e sull’apparato respiratorio. È consigliato anche per l’alimentazione dei bambini dato che aiuta nello sviluppo dell’apparato muscolare e della crescita, e inoltre grazie alla sua digeribilità viene usato anche nell’alimentazione di persone anziane e debilitate.
Grazie all’alto contenuto di antiossidanti naturali, il miele aiuta, sia nella prevenzione che nei processi d’invecchiamento.
Oltre ai tanti rimedi naturali per la cute e per la pelle, Il miele risulta essere molto utile mescolando del miele con dell’olio di oliva. Questa miscela ottenuta si potrà sfruttare per la sua proprietà emolliente e idratare al meglio la cute.
La cristallizzazione e la conservazione del miele
L’aspetto del miele non per forza deve essere liquido/fluido, ma si possono trovare delle tipologie che hanno una consistenza più solida. La consistenza dipende dal tipo di miele, cioè dal tipo di fiore con cui è stato creato e dal clima. La cristallizzazione, non è altro che un processo naturale, che dipende dalla composizione e dalla temperatura del miele e può esprimere la sua genuinità. Ogni miele, ha una tendenza a cristallizzare differente che varia in base ad una maggiore o minore presenza di acqua e glucosio e dalla percentuale di zuccheri presenti nel prodotto. La cristallizzazione avviene naturalmente, per far ritornare il miele ad uno stato liquido, è sufficiente riscaldare il vasetto a bagnomaria stando attenti a non superare i 45 gradi. Un altro processo naturale che potrebbe dare fastidio al consumatore è la comparsa di un strato bianco in superficie. Quest’ultime non sono altro che particelle di ossigeno che si formano durante la centrifuga per estrarre il miele.
Si ricorda infine che la temperatura ideale per la conservazione del miele si aggira intorno ai 14 gradi ed al riparo dall’aria, l’umidità e la luce.
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Certamente non possiamo pensare di risolvere l’insonnia con una tazza di camomilla, esistono tanti tipi d’insonnia e soprattutto bisogna capirne l’origine.
Al 98% è causata da stress rimasto intrappolato ed attivo.
L’alimentazione però può influenzare la nostra capacità di addormentarci e la qualità del sonno.
Come esistono cibi che “allontanano” il sonno (zuccheri, caffè, alimenti elaborati), ci sono alimenti che lo “conciliano”, vediamo quali e perché.
Per conciliare un buon sonno occorre
– cena leggera e digeribile in base alla propria costituzione, non andare a letto con lo stomaco vuoto o troppo pieno
– cenare tra le 18 e le 22 per permettere al corpo di vivere tutto il ciclo della digestione (22-02) e dell’espulsione (02-06)
– far trascorrere almeno tre ore dalla cena prima di coricarsi
– scaricare la tensione della giornata prima di dormire, facendo qualche esercizio rilassante, una breve meditazione, oppure un piccolo massaggio ai piedi con olio caldo (leggi come fare l’auto massaggio), o ancora praticare yoga nidra. leggi anche:➤LE 5 MIGLIORI TECNICHE DI
– non aver ingerito cibi stimolanti come zuccheri, caffè, alcolici…
I cibi giocano infatti un ruolo importante perché il metabolismo degli alimenti che consumiamo, la quantità, la qualità sono legati al rilassamento muscolare e alla produzione di quei neurotrasmettitori, come la serotonina, che favoriscono rilassamento e sonno; come detto all’inizio, la premessa per un buon sonno è una buona digestione.
I risultati delle ricerche mostrano anche come una colazione con alimenti ricchi di triptofano (476 mg/pasto) ed esposizione alla luce durante il giorno, stimolano la produzione di melatonina durante la notte.
Ricordiamo però altre sostanze che vanno “incrementate” : GABA, calcio, potassio, melatonina, piridossina (Vitamina B6, cereali, legumi, verdure -carote, spinaci, piselli-, patate, latte, formaggio, uova, pesce, fegato, carne ) L-ornitina e acido esadecanoico (grassi di origine vegetale), Omega 3, la glicina, che è un aminoacido che si trova principalmente in alimenti ricchi di proteine come carne, pesce, latticini, formaggi e verdure. È un neurotrasmettitore inibitorio nel sistema nervoso centrale. Studi hanno dimostrato che la glicina può promuovere un livello più profondo di sonno. Importante l’introduzione della Vitamina D, studi recenti collegano in modo sempre più incisivo, il suo ruolo anche nell’attivazione e regolazione del sonno (leggi anche : le 15 patologie derivate da carenze di Vitamina D). Infine possiamo citare la vitamina E , che si trova naturalmente in alcuni alimenti e disponibile come integratore alimentare. Ha una attività antiossidante. È stato suggerito che lo stress ossidativo può anche giocare un ruolo in disturbi del sonno. Alcuni studi hanno mostrato effetto protettivo delle vitamine E sulla qualità del sonno.
L’approccio nutraceutico può essere, quindi, utile in una prospettiva preventiva.
Per questo vedremo che gli alimenti funzionali comprendono polvere erba d’orzo, cereali integrali, maca, Panax, Ganoderma, polvere di asparagi, lattuga, ciliegie, kiwi, noci, vino schisandra, e il latte.
Noci
Le noci sono una buona fonte di triptofano, come detto l’ aminoacido che favorisce il sonno poiché contribuisce a rendere più disponibile la serotonina e melatonina, l’ormone “orologio biologico” che definisce i cicli di sonno-veglia. Inoltre, ricercatori dell’Università del Texas hanno scoperto che le noci contengono la propria fonte di melatonina, che può aiutare a addormentarsi più velocemente.
Schisandra
Conosciuta anche come la bacca dei 5 aromi perchè racchiude in sé tutti i sapori, dolce, amaro, passando per l’acido e piccante. Usata preferibilmente come bacca, in Russia viene impiegata anche per produrre un vino dolce.
I frutti della Schisandra chinensis sono utilizzati per il trattamento dell’insonnia, nei paesi orientali, da migliaia di anni. Studi recenti dimostrano come uno dei suoi componenti principali, il Gomisin N, abbia una potente attività ipnotica e sedativa. Complessivamente, questi risultati indicano che Gomisin N produce un effetto sedativo benefico e bioattività ipnotica, che potrebbero essere mediati dalla modifica dal sistema serotoninergico GABAergico.
(Va assunta secondo prescrizione alle dosi consigliate, poichè può essere stimolante del sistema nervoso).
Mandorle Anacardi
Risultano fra gli alimenti più ricchi di magnesio, (260mg/100gr).
50 gr di anacardi fornisce quasi il 20 per cento del vostro apporto quotidiano di magnesio.
La carenza di magnesio, infatti, è legata ai disturbi del sonno, così come alla sindrome delle gambe senza riposo, che spesso colpisce durante la notte e può rendere difficile addormentarsi. Il magnesio svolge un ruolo nella contrazione muscolare inverno.
Kiwi
Uno studio ha scoperto che mangiare due kiwi un’ora prima di coricarsi porta a risultati sorprendenti. I partecipanti allo studio si sono addormentati in modo più rapido, con una diminuzione del 35,4 per cento del tempo necessario per scivolare nel sonno. Hanno anche dormito più profondamente, il 28,9 per cento in più, con un miglioramento del 42,4 per cento riguardo la qualità del sonno. Nel complesso, il tempo totale di sonno per i soggetti che hanno partecipato allo studio è aumentato del 13,4 per cento.
Succo di ciliegia
Una ricerca della Louisiana State University ha dimostrato che gli adulti insonni a cui è stato chiesto di bere 250 grammi di succo di ciliegia due volte al giorno per due settimane, in media, hanno dormito 84 minuti in più nell’arco dei 14 giorni rispetto ai volontari che hanno bevuto succo di frutta generico o placebo. Gli studiosi ipotizzano che questo alimento regoli il ciclo sonno-veglia e che contenga l’aminoacido triptofano, amico del sonno. Il coautore dello studio, Frank L. Greenway, ha affermato che “le proantocianidine, i pigmenti rossi rubino presenti nel succo di ciliegie, contengono un enzima che riduce l’infiammazione e la degradazione del triptofano, lasciandolo andare a lavorare più a lungo nel corpo”.
Patata dolce o americana
Un po’ come tutti i frutti di polpa arancione anche la patata america concilia il tuo sonno.
Detta anche “patata dolce”, è naturalmente ricca di carboidrati complessi che incrementano la produzione di serotonina, ma non solo.
Una patata di medie dolce confezioni 542 milligrammi (mg) di potassio (circa il 10 per cento della dose giornaliera raccomandata), che, come il magnesio, favorisce la giusta contrazione muscolare, per mantenere a bada i crampi notturni alle gambe.
Riso bianco
In realtà, in generale carboidrati, ad alto indice glicemico, aiutano a conciliare il sonno, questo perché permettono al cervello di stimolare la circolazione di serotonina. Studi rilevano che risultati più efficaci si ottengono se assunti 4 ore prima di dormire.
La National Sleep Foundation suggerisce un mix di proteine e carboidrati per indurre il sonno, ad esempio pane integrale tostato spalmato con burro di arachidi.
Tisane e bevande calde
Ci sono molte tisane che possono conciliare il sonno come Camomilla, Valeriana, Melissa, Biancospino ma l’induzione al sonno lo produce anche la bevanda calda in sé, perché ingerendo sostanze calde il corpo si attiva per il raffreddamento e questo porta il rallentamento, il sonno.
Latte caldo
Il discorso del latte è particolare. Il latte in sé poco vale come conciliatore, lo fa più che altro a livello psicologico ( quando si assumeva la poppata della mamma alla sera prima di dormire) e per il fatto che è una bevanda calda, questo perchè la maggior parte del latte viene munto di giorno. Discorso diverso è se si assume del latte “munto di notte”. Studi dimostrano che questo contiene altissimi livelli di triptofano e melatonina rispetto a quello prelevato al giorno.
Risulta infatti un aiuto naturale importante per la cura dell’insonnia e dell’ansia, pensate è stato rilevato che ha un effetto pari alle benzodiazepine.
Quando si parla, qui, di assumere latte, ci si riferisce a latte organico, biologico oltre l’etichetta
Cosa vuol dire?
Vuol dire che bere latte commerciale, quindi che si trova sugli scaffali proveniente da mucche stressate, trattate con ormoni ed antibiotici non è ciò che viene suggerito, idem per quanto riguarda le uova.
Vanno considerati questi alimenti provenienti da animali cresciuti naturalmente.
Direte dove si trovano?
Se si ha la fortuna di avere i distributori di latte fresco biologico, contadini fidati è buono. In altra maniera la scelta ovviamente è personale, ma è da tenere presente che ciò che andrete ad ingerire è frutto di animali caricati con ormoni per incentivare la produzione, deboli, facilmente vittima di malattie e quindi trattati con antibiotici. Tutte sostanze scientificamente ritrovate nel latte ed uova. In tal caso meglio optare per altri alimenti soporiferi.
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Da anni si festeggia ad Usseglio, un paese situato in Valle di Viù a circa 60 chilometri da Torino, la Toma, un formaggio simbolo delle Valli di Lanzo, che non ha mai ottenuto un riconoscimento comunitario nonostante le sue caratteristiche di sapore e aroma la rendano un prodotto unico. Fa parte, però, dei Prodotti del Paniere della Provincia di Torino e, con l’istituzione della DOP Toma Piemontese, è entrata nella categoria delle tome.
Si tratta di una Toma prodotta in modo artigianale negli allevamenti di fondo valle nella stagione invernale e sugli alpeggi, specialmente quelli del Pian della Mussa in estate. Formaggio semicotto a pasta morbida, bianco paglierino con occhiatura minuta, la crosta sottile, colore che va dal paglierino al bruno, è ottenuta da latte vaccino intero o parzialmente scremato. Piacevole il sapore gradevolmente aromatico, che con la stagionatura tende ad essere più deciso. Le forme sono cilindriche con un diametro di 25-35 centimetri, con scalzo (faccia laterale) di 10-12 cm., e un peso che varia dai 7 ai 10 chilogrammi. Le Tome vengono sottoposte a stagionatura fino a 3-4 mesi. Tra i suoi estimatori si racconta che ci fosse Guglielmo Marconi il quale ad ogni viaggio in Piemonte andava ad acquistare qualche forma speciale direttamente nelle malghe.
Quest’anno la Mostra regionale della Toma di Lanzo e dei formaggi di alpeggio viene inaugurata venerdi 9 luglio e per cinque giorni e due weekend consecutivi circa 100 produttori, che provengono da nove regioni italiane, proporranno la degustazione di formaggi e di prodotti tipici
Nella giornata di apertura è stata organizzata in collaborazione con l’Onaf,(Organizzazione nazionale assaggiatori di formaggi), una tavola rotonda dal titolo “I formaggi d’alpeggio: ricchezza culturale e casearia delle Alpi piemontesi” per sottolineare l’importanza della produzione casearia che si basa su razze autoctone di assoluto prestigio, di un ambiente complesso diventato fragile e di una tradizione che si tramanda di generazione in generazione. Non potevano mancare i vini, quella della Bottega del vino di Moncucco, in abbinamento: il Freisa di Chieri vivace con la toma fresca, il Freisa d’Asti fermo con la toma stagionata ed il Freisa d’Asti superiore con la toma vecchia d’alpeggio, bottiglie che per l’occasione avranno l’etichetta personalizzata con il logo della manifestazione. Da ricordare la simpatica iniziativa “La Corriera del Freisa e della Toma” che nelle giornate di sabato 10 e 17 luglio, con partenza dalla Stazione di Porta Nuova a Torino, porterà i buongustai a scoprire le Valli di Lanzo e a gustare i piatti della cucina locale. La rassegna è organizzata dal Comune e dalla Pro Loco di Usseglio con il patrocinio di Ministero Politiche Agricole e Forestali, Regione Piemonte, Provincia di Torino, Comunità Montana Valli di Lanzo e in collaborazione con Turismo Torino. Oggi la gustosa Toma di Lanzo continua a essere prodotta in piccoli caseifici aziendali di valle e di alpeggio rispettando la tradizione.
Promossa dalla Comunità montana Valli di Lanzo si è costituita un’Associazione di tutela del prodotto ed istituito un disciplinare di produzione.
Polenta pasticciata
Ingredienti per 6 persone
500 g di farina di mais (possibilmente della varietà Ottofile)
2 l di acqua
500 g di Toma
sale
Il migliore recipiente è il paiolo di rame, che per essere in regola con la tradizione non deve essere stagnato (come quello classico appeso alla catena del focolare). Ma si possono adoperare altre pentole. Mettete nella pentola l’acqua e il sale; aspettate che arrivi a bollore, versate la farina nell’acqua a poco a poco, perchè non faccia grumi. Iniziate a mescolare con una spatola di legno sempre in senso rotatorio, solo a destra. Tenete dell’acqua bollente a parte per aggiungerla ogni tanto, se la polenta tendesse a indurirsi. Deve cuocere circa mezz’ora, fino a quando si stacca facilmente dalle pareti della pentola. Versate la polenta appena cotta in una terrina e fatela raffreddare completamente, mettetela sopra un tagliere di legno e tagliatela a fette non troppo sottili con un filo di cotone. Affettate la Toma di Lanzo a fettine molto sottili. Imburrate una teglia e sistemate un primo strato di fette di polenta, ricopritelo con fette di toma, una spolverata di parmigiano e qualche fiocchetto di burro. Ripetete l’operazione sino ad esaurimento degli ingredienti. Passate in forno per 20 minuti a 180 gradi.
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