La scelta del tipo di stendibiancheria può avere un impatto significativo sull’efficienza e sulla praticità nel processo di asciugatura dei panni. Due opzioni comuni sono lo stendibiancheria orizzontale e quello verticale. In questa guida, esploreremo le differenze tra i due, analizzando i vantaggi e gli svantaggi di entrambi i tipi. Basandoci sulle nostre esperienze personali, forniremo una panoramica completa per aiutarti a prendere la decisione migliore per le tue esigenze.

Differenze tra stendibiancheria orizzontale e verticale

Lo stendibiancheria orizzontale è caratterizzato da una struttura orizzontale in cui le aste per appendere i panni sono disposte parallelamente al terreno. Questo tipo di stendibiancheria di solito offre un’ampia superficie di asciugatura, consentendo di stendere molti panni contemporaneamente. D’altro canto, lo stendibiancheria verticale ha una struttura verticale in cui le aste sono disposte in modo perpendicolare al terreno. Di solito, offre meno spazio di asciugatura rispetto a quello orizzontale, ma occupa meno spazio in larghezza.

Vantaggi e svantaggi dello stendibiancheria orizzontale

Vantaggi
Ampia superficie di asciugatura: Lo stendibiancheria orizzontale offre una grande superficie di asciugatura, permettendo di stendere numerosi capi contemporaneamente. Questo è particolarmente utile per grandi quantità di bucato o per famiglie numerose.
Maggiore circolazione dell’aria: Grazie alla disposizione orizzontale, i panni possono beneficiare di una migliore circolazione dell’aria, accelerando il processo di asciugatura.
Facilità di accesso ai panni: Con lo stendibiancheria orizzontale, i panni sono facilmente accessibili senza doverli sollevare o abbassare.

Svantaggi
Occlusione di spazio: Lo stendibiancheria orizzontale richiede uno spazio maggiore in lunghezza per essere completamente aperto. Questo potrebbe essere un problema in ambienti con spazio limitato.
Difficoltà di trasporto e riposizionamento: A causa delle dimensioni e della struttura, lo stendibiancheria orizzontale può essere più difficile da spostare o riposizionare rispetto a quello verticale.

Vantaggi e svantaggi dello stendibiancheria verticale

Vantaggi
Risparmio di spazio: Lo stendibiancheria verticale occupa meno spazio in larghezza rispetto a quello orizzontale, rendendolo ideale per ambienti con spazio limitato.
Facilità di riposizionamento: Grazie alle dimensioni più compatte e alla struttura verticale, lo stendibiancheria verticale è più facile da spostare e riposizionare, ad esempio per consentire il passaggio o per l’uso in ambienti esterni.
Semplice da piegare e riporre: Lo stendibiancheria verticale può essere facilmente piegato in modo compatto per riporlo quando non è in uso.

Svantaggi
Spazio di asciugatura limitato: Lo stendibiancheria verticale offre meno spazio di asciugatura rispetto a quello orizzontale. Ciò può limitare la quantità di panni che è possibile stendere contemporaneamente.
Possibile limitazione della circolazione dell’aria: A causa della disposizione verticale, la circolazione dell’aria potrebbe essere meno efficiente rispetto a quella offerta dallo stendibiancheria orizzontale.

Cosa scegliere tra stendibiancheria verticale e stendibiancheria orizzontale

La scelta tra uno stendibiancheria verticale e uno orizzontale dipende dalle tue preferenze personali, dalle esigenze di spazio e dalla quantità di bucato che devi asciugare. Ecco alcuni fattori da considerare per prendere una decisione informata:

Spazio disponibile: Valuta lo spazio a tua disposizione per l’installazione dello stendibiancheria. Se hai una stanza o un balcone più stretti, potresti preferire uno stendibiancheria verticale, che richiede meno spazio in larghezza rispetto a quello orizzontale.

Quantità di bucato: Se hai una grande famiglia o tendi a fare molti lavaggi contemporaneamente, uno stendibiancheria orizzontale potrebbe essere la scelta migliore. Offre una maggiore superficie di asciugatura, consentendo di stendere più panni contemporaneamente.

Circolazione dell’aria: Considera l’ambiente in cui posizionerai lo stendibiancheria. Se hai un’area ben ventilata o se puoi posizionare lo stendibiancheria in esterno, la circolazione dell’aria potrebbe non essere un problema significativo. Tuttavia, se la tua area di asciugatura ha una circolazione dell’aria limitata, uno stendibiancheria orizzontale potrebbe offrire una migliore dispersione dell’umidità e accelerare il processo di asciugatura.

Facilità di riposizionamento: Se prevedi di spostare frequentemente lo stendibiancheria o se hai bisogno di riporlo quando non è in uso, uno stendibiancheria verticale può essere più facile da trasportare e riposizionare, grazie alle sue dimensioni compatte e alla struttura verticale.

Estetica e preferenze personali: Considera anche l’aspetto visivo e le tue preferenze personali. Alcune persone potrebbero preferire l’aspetto e la praticità di uno stendibiancheria orizzontale, mentre altre potrebbero trovare uno stendibiancheria verticale più elegante e adatto al loro spazio.

In ultima analisi, la scelta dipende dalle tue esigenze e preferenze specifiche. Puoi anche considerare la possibilità di avere entrambi i tipi di stendibiancheria, utilizzando quello più adatto a ogni situazione. Ad esempio, uno stendibiancheria orizzontale per i grandi carichi di bucato e uno stendibiancheria verticale per spazi più limitati o per asciugare capi più piccoli.

Conclusioni

Sia lo stendibiancheria orizzontale che quello verticale hanno i loro vantaggi e svantaggi. La scelta dipende dalle tue esigenze specifiche, come lo spazio disponibile, la quantità di bucato e la praticità desiderata. Personalmente, ho utilizzato entrambi i tipi di stendibiancheria a seconda delle circostanze. Lo stendibiancheria orizzontale è stato utile quando dovevo stendere molta biancheria in una sola volta, mentre lo stendibiancheria verticale si è rivelato conveniente quando avevo bisogno di risparmiare spazio in ambienti più piccoli.

Ricorda di considerare anche altri fattori come la qualità dei materiali, la stabilità e la durata del prodotto quando scegli il tuo stendibiancheria. Spero che questa guida ti abbia fornito una panoramica utile per prendere una decisione informata e trovare il tipo di stendibiancheria più adatto alle tue esigenze.


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Al vino di base viene aggiunto lo zucchero di canna -parte de liquer de tirage-. In tale modo aumenta la pressione interna (poichè 4,2 grammi per litro sviluppando la pressione di una atmosfera e nella spumantizzazione si mettono 25 grammi per litro, nella bottiglia si sviluppano circa 6 atmosfere di pressione).

Successivamente si aggiungono lieviti selezionati, tenuti segreti dalle varie cantine di produzione, ed il vino cosi trattato viene imbottigliato con tappo a corona e coricato in cataste. In due mesi i lieviti (saccaromiceti), aggrediscono lo zucchero resistendo al grado alcolico ed alla pressione e si agglutinano permettendo la presa di spuma. La pressione viene controllata con la bottiglia in cima alla catasta nella quale è inserito un manometro.

Dopo circa due mesi i lieviti hanno consumato tutto lo zucchero e il grado alcolico del vino si è alzato insieme alla pressione interna.
Avvenuta la presa di spuma la bottiglia continua a stare accatastata per un periodo di tempo variabile dai 22 ai 48 mesi o più durante il quale lo spumante acquista i suoi caratteristici sentori: si dice che «sta sui lieviti», che vanno eliminati, essendo essi presenti come farina gialla in sospensione.

Trascorso il tempo di spumantizzazione la bottiglia viene scrollata, permettendo cosi ai lieviti di stare in sospensione, e messa in appositi portabottiglie detti pupitre, dove verrà segnata con della carta e successivamente girata di circa 1/8 di giro (remuage sur la pupitre). Il giro completo della bottiglia avviene in una settimana. Durante questo periodo la bottiglia viene anche alzata in piedi, facendo depositare i lieviti nei bicchierino presente sotto il tappo. Si procede infine alla sboccatura del vino: viene tolto il tappo con il bicchierino pieno di lieviti.

Negli anni passati tale operazione era fatta al volo da cantinari molto abili (degorgement a la voleè), al giorno d’oggi quest’ultima fase viene effettuata gelando la bottiglia con appositi macchinari (degorgement a la glace) che congelano la parte del tappo della bottiglia e dopo avere tolto la corona avviene l’espulsione automatica dei lieviti per pressione. Lo spumante ottenuto viene quindi rabboccato con un liquore detto di rabbocco (liqueur d’expedition), tenuto anch’esso segreto dalle cantine, dosando il quale si otterrà il gusto brut, extra sec, sec, demisec, doux.

Sarà poi tappato indicando sull’etichetta la data di sboccatura, anche se non obbligatorio per legge, e sarà lasciato riposare per almeno un paio di mesi. Dopo tale data è bene consumare il vino entro 10-12 mesi. Trascorso infatti questo periodo il vino appare stanco e il perlage diventa inesistente. Quando lo spumante non viene rabboccato si ha il pas dosè.


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Se desiderate utilizzare solo rimedi naturali piuttosto che detersivi chimici per le pulizie domestiche ecco qualche utile consiglio su come rimuovere le macchie di ruggine su diversi tessuti e materiali. La saggezza popolare ed i vecchi rimedi sono sempre sfruttabili anche per eliminare la ruggine.

Una vecchia grata di ferro arrugginita può essere ripristinata.
Avete presente quelle vecchie grate di ferro dall’aspetto oramai trasandato e quasi lugubre? Sembra che la ruggine non possa più essere eliminata e invece con un po’ di pazienza, un vecchio cancello o un’inferriata, torneranno a risplendere e a mettere in mostra i loro pregevoli decori.
Per iniziare, munitevi di guanti da lavoro e con carta vetrata fine grattate il ferro oramai ossidato dalle intemperie. Aiutatevi con del bicarbonato di sodio miscelato con acqua ( 70% di polvere e 30% di acqua).
Lasciate agire il prodotto per qualche ora poi pulite con un panno morbido ed infine lucidate con una vernice trasparente che rispetti l’ambiente.

Non scoraggiatevi se sugli indumenti si formano macchie di ruggine.
Purtroppo capita che alcuni abiti che hanno inserti in ferro come per esempio i comodi Jeans, procurino macchie di ruggine sulla stoffa che non vanno via neanche con le alte temperature. Prendete l’indumento e spruzzate sopra la macchia del succo di limone. Lasciate agire per qualche ora e poi passate sopra del sale grosso. Per un processo di ‘osmosi’, il sale assorbirà le particelle di ferro. Procedete infine con un normale lavaggio.

Aceto caldo per eliminare la ruggine dalle cornici di metallo.
Se una cornice in metallo presenta antiestetiche macchie di ruggine, fate bollire un litro di aceto ed aggiungete mezzo litro d’acqua. Immergete l’oggetto e lasciatelo per una notte. Il giorno dopo asciugatelo benissimo e poi strofinate sopra una cipolla tagliata a metà per non far ricomparire il problema. La medesima operazione è perfetta anche per altri piccoli oggetti di metallo.

Le piastrelle del bagno si sono macchiate? Borace e pietra pomice accorrono in vostro aiuto.
Se le piastrelle del bagno presentano qualche macchia di ruggine, mescolate della borace con del succo di limone e passatela sulle parti da trattare. Lasciate agire per qualche ora e poi strofinate delicatamente con una pietra pomice.

Se le vostre pentole di acciaio hanno formato della ruggine ricorrete alla cola.
Sembra strano ma la cola riesce a rimuovere le macchie di ruggine che si sono formate sulle pentole d’acciaio anche se sono di grandi dimensioni. Cospargete il liquido sulla macchia e lasciate agire per qualche minuto poi strofinate energicamente con un panno non abrasivo. Se le macchie sono piccole, imbevete direttamente il panno con la bevanda e poi strofinate sulla macchia di ruggine.

 


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Ci sono diversi fattori che determinano la riuscita dell’acquisto di un buon scaldavivande elettrico per alimenti e ciò varia anche in base alle proprie esigenze personali ed economiche.

Attivo o passivo
I scaldavivande (o lunchbox) si distinguono principalmente in due categorie: attivi e passivi. Per scaldavivande attivo si intende uno scaldavivande che lavora attivamente tramite una fonte energetica per mantenere il pranzo fresco o caldo. Ciò significa che il pranzo può essere ad esempio scaldato tramite corrente elettrica.
Al contrario, uno scaldavivande passivo utilizzerà i suoi materiali per mantenere la temperatura della pietanza al suo interno. Per esempio, la borsa frigo classica da mare può essere considerata uno scaldavivande di tipologia passiva perchè sfrutta i materiali di cui è costituita (ed eventualmente del ghiaccio sintetico) per mantenere fresco il nostro pranzo.

Elettrico o USB?
Con l’avvento degli smartphone le prese USB si sono moltiplicate e ultimamente troviamo caricatori portatili a pochissimi euro. Ti potrebbe sembrare quindi scontato acquistare uno scaldavivande con presa usb vero?
In realtà, essendo la porta usb disegnata per tutt’altri utilizzi, non possiamo di certo aspettarci grandissime prestazioni da uno scaldavivande usb.
D’altra parte invece, uno scaldavivande elettrico per alimenti può sembrare molto scomodo (si deve poter accedere ad una presa elettrica da parete). Ovviamente anche in questo caso, la scomodità viene “annullata” da una maggiore efficienza dello scaldavivande stesso.

Consumo energetico
Che sia elettrico o usb, il vostro scaldavivande di tipologia attiva consumerà della corrente elettrica. Non c’è una regola ben precisa per andare a valutare quest’aspetto considerando che lo scaldavivande, di per se, è un piccolo elettrodomestico portatile di basso consumo.
Per questo motivo, secondo noi di scaldavivande.org, il fattore consumo energetico non deve essere preso in considerazione. In alternativa questo fattore può essere valutato, ma solamente come ultima spiaggia quando si è proprio alle strette e non si riesce a decidere tra due modelli molto simili.

Capacità
La capacità, intesa come quantità di cibo, di uno scaldavivande è molto importante. È misurata in litri ed è un fattore prettamente personale: se mangi come un canarino forse è il caso di prendere uno scaldavivande piccolo, se invece ti piace mangiare (come me) allora è meglio orientarsi verso uno scaldavivande più grande.

Il cavo d’alimentazione
Se compri uno scaldavivande elettrico controlla la lunghezza del cavo d’alimentazione e il voltaggio della presa elettrica, nonchè la sua distanza dalla superficie dove metterai lo scaldavivande.
Alcuni modelli di scaldavivande elettrico per alimenti sono anche dotati di riavvolgi cavo, in modo da non occupare troppo spazio una volta finito il suo lavoro.

Pulizia
Uno scaldavivande è composto dal contenitore principale e da due o più vaschette. Quest’ultime possono essere amovibili o meno. Non serve dire che la migliore scelta è uno scaldavivande con vaschette rimovibili, poichè la pulizia in questo caso sarebbe molto semplice da effettuare.
Molte volte in un apparecchio sono presenti due vaschette, di cui una non amovibile. In questo caso dovrai pulire la vaschetta con una spugna, senza però immergere il tutto in acqua.

Acqua o non acqua?
Molte tipologie di scaldavivande elettrico per alimenti utilizzano l’acqua come elemento termoconduttore per riscaldare le pietanze che ci siamo portati da casa. Come funziona? Semplice. Inserisci l’acqua in un apposito scomparto dello scaldavivande, lo accendi, l’acqua si scalda e con lei il calore viene “passato” alle tue pietanze.
Alcuni modelli più recenti non necessitano di acqua e utilizzano gel o altri materiali molto più efficienti in termini di termoconducibilità.

Velocità e Temperature
Generalmente non sono disponibili grandi impostazioni negli scaldavivande elettrici moderni. La loro forza è proprio la semplicità d’utilizzo: ci metti il cibo, lo porti via con te, lo accendi e attendi che il pranzo si sia scaldato a dovere. Solitamente ci vogliono dai 30 ai 45 minuti per riscaldare le pietanze in modo accettabile.
Per questo motivo non ti spaventare se non vedi regolatori di temperatura, timers o altro. Non ne avrai bisogno!

Conclusioni
Avere uno scaldavivande per alimenti vale a dire risparmiare denaro per il pranzo a lavoro ed è una base di partenza per mangiare più sano e in modo responsabile, utile soprattutto per chi decide di seguire qualche dieta ferrea che risulterebbe difficile, se si deve andare a mangiare in ristorante o in una mensa.


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Il costo kWh è il dato fondamentale che dobbiamo valutare quando vogliamo risparmiare sull’energia elettrica. Oltre, naturalmente ad abbassare i consumi domestici, possiamo andare alla ricerca di un fornitore e delle condizioni tariffarie più adatti a contenere il prezzo che paghiamo per l’elettricità.

Il kWh (Kilowattora) è l’unità di misura della potenza oraria che il fornitore eroga alla nostra utenza domestica. Pertanto il costo kWh è il valore che dobbiamo moltiplicare per il nostro consumo bimestrale per avere il totale sulla bolletta relativo all’effettiva energia utilizzata. Ma quali aspetti dobbiamo considerare per poter orientarci tra tariffe, condizioni, fornitori, fasce orarie e scegliere l’offerta più conveniente per le nostre esigenze?

Costo kWh sul mercato regolato o sul mercato libero
Il mercato libero è l’insieme di fornitori che dal 2007 sono liberi di operare nel settore energetico per proporci soluzioni ed offerte di contratti alternativi a quello del fornitore tradizionale (Enel in quasi tutta Italia). Il costo kWh pertanto risulta variabile da fornitore a fornitore. Il mercato regolato, in un determinato territorio, è costituito da un solo fornitore, quello tradizionale e il costo kWh è fissato dall’Autority per stare entro un determinato range.

Costo kWh e tipologia di contratto
Il costo kWh varia con il contratto stipulato tra noi e il fornitore. Le tipologie di contratto sono utenza domestica e utenza usi diversi. L’utenza domestica si riferisce ad un uso prettamente abitativo, per massimo due unità immobiliari e si divide in residente e non residente. Attenzione perchè il costo kWh per l’utenza non residente può arrivare anche al doppio del costo kWh per l’utenza domestica residente.

Costo kwh e tariffe orarie
La tariffazione più semplice è quella monoraria, attualmente offerta solo sul mercato libero. Il costo kWh sulla tariffa monoraria non dipende da alcuna fascia oraria ma è indistinto durante tutto il giorno. Esistono poi la bioraria e la multioraria. La tariffa bioraria si riferisce a due fasce: la F1 relativa alle ore di punta (dalle 8 alle 19 da lunedì a venerdì) e la F23 che si riferisce a tutte le ore non incluse nella F1. La tariffa multi oraria divide la F23 in F2 (lun-ven 8-9 e 19-24, sab. dalle 8, festivi esclusi) e F3 festivi tutto il giorno e feriali per le ore non incluse in F1 e F2. Il costo kWh nelle bi e multiorarie varia a seconda della fascia.

Costo kwh e potenza contrattuale
Il kWh dipende in ultima analisi dalla potenza massima che contrattualmente il fornitore eroga alla nostra utenza. Normalmente il costo kWh va a scalare, in relazione all’aumentare della potenza. In Italia i tagli di potenza sono 1.5 kW, 3 kW, 4.5 kW e 6 kW.


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