Le donne vanno sempre di corsa, dividendosi tra il lavoro e la casa. Per fortuna, però, esistono degli elettrodomestici che diventano validi alleati anche in cucina. Uno di questi è senz’altro la macchina del pane, che consente di ottenere un pane buono e fragrante come quello che si acquista in panetteria. .

La macchina del pane è un elettrodomestico da cucina che da qualche anno si sta diffondendo parecchio in Italia. Si tratta di una impastatrice abbastanza semplice, ma come tutti gli elettrodomestici, è necessario imparare ad usarla correttamente per ottenere il massimo del risultato. Poiché ci sono parecchi modelli disponibili in commercio, è opportuno scegliere quello più adatto alle proprie esigenze e al tempo che si ha a disposizione. Conosciamola quindi più da vicino in questa guida

Come si compone la macchina per fare pane in casa

La macchina per fare il pane è composta da una impastatrice che svolge le varie fasi di lievitazione e successiva cottura. Con questo elettrodomestico è possibile ottenere qualsiasi prodotto lievitato, ma tutti assumeranno la forma del cestello della macchina, cioè un parallelepipedo o un cubo. Ogni macchina del pane, a prescindere dal modello e dalla marca, è appunto dotata di un motore e di un cestello in cui tutti gli ingredienti necessari vengono mescolati e impastati con l’aiuto di una paletta, che ha la funzione di amalgamarli bene.

Nel vano in cui vi è il cestello si trova anche una griglia di riscaldamento, che raggiunge diverse temperature durante le fasi di lavorazione del’impasto, fino a cuocere i prodotti con la stessa potenza di un forno. Il cestello è inoltre dotato di una maniglia che favorisce l’inserimento e l’estrazione dei prodotti ottenuti. La macchina si richiude con un coperchio sul quale una finestrella permette di controllare le fasi di lavorazione e la successiva cottura.

In genere la confezione della macchina che si trova in commercio comprende in dotazione anche un bicchiere graduato per misurare i liquidi ed un cucchiaio per dosare il lievito ed il sale. Inoltre la maggior parte dei modelli consta di una ventola per attuare un ricircolo dell’aria e prevede la possibilità di scegliere che tipo di doratura far ottenere al prodotto finale. Si può infine scegliere il livello di cottura ideale sia per la crosta, che per l’impasto. Per maggiori dettagli consigliamo di leggere questa guida sulla macchina del pane di Luca Barra.

Alcune macchine dispongono anche di un timer che permette di programmare la preparazione del pane ad un’ora precisa, ma si tratta di un accessorio non fondamentale, che di certo non incide sul risultato finale. I modelli più avanzati consentono di gestire diverse capacità, in modo da assicurare il massimo rendimento: questo elemento è importante da considerare quando si deve acquistare una macchina per il pane che sia efficiente e affidabile.

Come Funziona la Macchina per il Pane

La macchina per il pane è un elettrodomestico che permette di preparare il pane in casa in modo facile e senza grandi sforzi. Le sue funzionalità possono variare a seconda del modello, ma generalmente tutte seguono lo stesso principio di base. Ecco come funziona-

Misurazione degli ingredienti: Per ottenere un buon pane, è importante misurare accuratamente gli ingredienti. La macchina del pane solitamente include una serie di ricette con le quantità precise da usare. Gli ingredienti comuni per il pane includono farina, acqua, lievito, sale e zucchero.

Aggiunta degli ingredienti nella macchina: La maggior parte delle macchine per il pane consigliano di aggiungere prima i liquidi (come l’acqua e l’olio), poi gli ingredienti secchi (come la farina e il sale), e infine il lievito. Questo ordine aiuta a garantire che il lievito non entri in contatto con i liquidi prima che inizi il ciclo di panificazione.

Impostazione del programma: La macchina del pane ha diversi programmi da scegliere a seconda del tipo di pane che si desidera fare. Questi possono includere impostazioni per pane integrale, pane dolce, pane senza glutine, e molto altro. Puoi anche scegliere la dimensione del pane e la croccantezza della crosta.

Inizio del ciclo di panificazione: Una volta che hai impostato il programma desiderato, puoi avviare la macchina. Inizierà con una fase di impasto, in cui un gancio o una pala mescola gli ingredienti per formare un impasto. Successivamente, inizia una fase di lievitazione, durante la quale la macchina riscalda l’impasto a una temperatura costante per permettere al lievito di fermentare e far lievitare l’impasto. Infine, inizia la fase di cottura, durante la quale la macchina cuoce il pane a una temperatura costante.

Rimozione del pane: Una volta terminato il ciclo di panificazione, puoi rimuovere il pane dalla macchina. Alcune macchine hanno una funzione di “mantenimento in caldo” che mantiene il pane caldo fino a quando non viene rimosso.

Pulizia della macchina: Dopo aver rimosso il pane, è importante pulire la macchina per il pane. La maggior parte delle parti, come la teglia e il gancio per l’impasto, sono rimovibili e lavabili in lavastoviglie, rendendo la pulizia semplice e veloce.

Usare una macchina per il pane può semplificare notevolmente il processo di panificazione, rendendolo accessibile anche a coloro che non hanno molta esperienza in cucina. Puoi sperimentare con vari tipi di farina, aggiungere semi, noci o frutta secca, e persino fare impasti per pizza, dolci e marmellate, a seconda delle funzioni della tua macchina.

Modelli in commercio

La scelta di acquistare una macchina del pane richiede una serie di valutazioni. In commercio esistono tanti modelli e marche diverse, ed anche il prezzo differisce notevolmente. E’ ovvio che la scelta dipende anche dalle esigenze e dalle “tasche”. Nel caso di una famiglia numerosa, per esempio, è consigliabile optare per una macchina dalla capacità maggiore, in grado di sfornare fino ad un chilo di pane.

Facciamo ora una veloce carrellata di alcuni modelli di macchine del pane che si trovano in commercio, tenendo presente che ve ne sono alcuni di “ultima generazione”, e altri invece più elementari nel funzionamento. Per quanto concerne il prezzo, può oscillare dai 60 euro in su a seconda dei modelli.

Kenwood
Ho avuto modo di provare personalmente la macchina del pane Kenwood BM 450 780 w (con quindici programmi), perché l’ha acquistata da poco la mia mamma. Queste le sue caratteristiche: timer programmabile, capacità 1 Kg, facilità di utilizzo. Il rivenditore mi ha detto che al momento è una delle migliori macchine in circolazione, e che la qualità è garantita. Ve ne sono però anche altre, ad un prezzo decisamente inferiore e di buona qualità.
Panasonic
Con la macchina del pane Panasonic Bread Bakery SD- 255 si può ottenere sia il pane normale, che quello integrale, di segale, francese, ecc. La potenza è di 600 kw, la capacità pari a 600 grammi.
Moulinex
Altra marca decisamente affidabile è la Moulinex. Il modello di macchina del pane è OW 5023 Home Bread Baguette, capace di preparare anche l’impasto per la pizza e le marmellate, dotata di display e oblò dal quale verificare le fasi di lavorazione. Questo apparecchio dispone di 14 programmi, ed ha una potenza di 1650 watt.
Ariete
Della marca “Ariete” qualcuno ha provato le due varianti di macchina del pane e si è trovato molto bene. Vi è Pane Express Metal che realizza pane, dolci, pizza, focacce e confetture. La capacità è di 500 grammi, la potenza 530 watt. Anche questa macchina è dotata di oblò da cui osservare lo stato di avanzamento della cottura, un particolare da non trascurare, poiché consente di tenere sotto controllo l’impasto fino alla fine della cottura. L’altro modello “Ariete” si chiama “Royal Princess”, è una macchina automatica, con cinque programmi digitali, schermo LCD, funzione rapida per brevi programmi, timer programmabile. Le dimensioni consentono di produrre circa 500 grammi di pane, la potenza è di 530 watt. Il prezzo è abbastanza abbordabile, si aggira infatti sui 60 euro. Ideale per i principianti e gli utenti non molto esperti.


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Da qualche tempo ho cercato di migliorare tutte le mie abitudini, eliminato molti prodotti confezionati a favore dell’homemade e dell’autoproduzione.
Da quando la centrifuga Philips Viva Collection è arrivata ho risolto rapidamente la ricerca della bevanda perfetta.
La soluzione migliore per proporle frutta e verdura in un unico centrifugato. Frutta e verdura di stagione, sana, senza aggiunta di zuccheri (ok, ogni tanto ci mettevo quello di canna).

Avevo già una vecchia centrifuga ereditata dalla suocera, ma è quasi sempre rimasta nell’armadietto in cucina perché era troppo macchinosa da pulire, la spugna si incastrava sempre nel filtro e aveva parti spigolose dove la polpa rimaneva irrimediabilmente incastrata.
Lo ammetto, su questo punto in particolare sono partita prevenuta, il solo pensiero di smontare la centrifuga e impazzire per pulirla mi scoraggiava.
Ma solo estraendo dalla scatola la Centrifuga Philps Viva Collection e disponendo i pezzi sul bancone la mia incertezza si è dissipata.

Tutti i componenti possono essere lavati in lavastoviglie (100 punti a suo favore!), ma molto spesso lavavo con acqua calda filtro, e componenti raccogli polpa. Basta davvero una passata sotto l’acqua corrente appena finito di usarla e il gioco è fatto! Fantastico! E rimontarla è altrettanto semplice, tutti i componenti si incastrano facilmente e perfettamente, a prova di imbranata cronica come me!

E’ estremamente sicura, mi diverto molto a preparare insieme le nostre centrifughe. Lei sceglie gli ingredienti e sotto la mia supervisione li inseriamo nella centrifuga, il più delle volte senza nemmeno pretagliarli grazie al tubo di inserimento XL (bel 75mm!), un risparmio di tempo non da poco. Nonostante non sia un modello destinato a un utilizzo professionale, la centrifuga è potente e risulta essere in grado di lavorare quasi tutti gli ingredienti.

Ci si sente anche “viziati” a preparare tutte queste sane centrifughe. Scegli il gusto che più ti piace, la frutta e la verdura freschissima e dai sfogo alla sperimentazione.

Farle che è possibile bere cose buone e gustose senza dover ricorrere al succo confezionato è stato per me molto importante. Una buona e sana alimentazione passa anche dall’acquisizione di queste piccole consapevolezze. E la centrifuga Philips Viva Collection ci ha permesso tutto questo!


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L’arredamento basilare di una camera da letto prevede la presenza di un armadio e di due comodini. I comodini nelle camere da letto svolgono delle funzioni fondamentali perché, oltre a fungere da punto di appoggio per l’abat jour, nei cassetti possono ospitare biancheria o altri oggetti di uso comune. Inoltre, contribuiscono allo stile dell’ambiente, rendendolo confortevole e curato.

I comodini dovrebbero essere scelti soltanto dopo aver deciso le dimensioni del letto e dell’armadio, tenendo conto anche dell’ingombro determinato dall’apertura delle ante. Se la stanza da letto è particolarmente piccola, una buona soluzione è ricorrere alle ante scorrevoli. Un dettaglio molto importante riguarda l’altezza del letto, compreso di materasso, che dovrebbe essere sempre maggiore rispetto a quella dei comodini. I comodini nelle camere da letto possono essere classici, moderni o retrò indipendentemente dallo stile del resto della mobilia. Inserire un complemento differente consente di avere un effetto stupore e asimmetrico di grande attualità.

Per venire incontro alle esigenze di chi deve sfruttare tutti gli spazi o di chi preferisce comodini alternativi, l’industria del mobile propone bellissimi comodini sospesi, alcuni dei quali dotati di cassetti. Realizzati in materiali vari, compreso il ferro, sono una delle tendenze del momento perché uniscono design e praticità. I colori dei comodini nelle camere da letto devono essere in accordo con le pareti, il pavimento e gli armadi ma anche gli scendiletto. Nelle stanze da letto più spaziose i comodini possono essere grandi ed importanti mentre in ambienti piccoli è preferibile optare per modelli semplici, poco elaborati e di colori chiari o neutri.
Se si desidera una stanza da letto classica, il consiglio è di optare per modelli bombati di legno con finitura opaca mentre per un arredamento più attuale si possono scegliere pezzi unici perché creati con materiali di riciclo o perché di alto design. Sono tante le proposte dove lo stile classico viene reinventato ed ammodernato, grazie a piccoli dettagli, come per esempio le maniglie che possono avere forme inusuali, come piccoli boccioli anche in versione gioiello. I comodini nelle camere da letto dei bambini possono avere linee semplici e lineari e di materiali resistenti ed antigraffio. E’ anche possibile valutare l’ipotesi di acquistare due comodini diversi l’uno dall’altro sia per colori che per estetica, perfetti per chi ama le soluzioni alternative e di rottura.

I comodini nelle camere da letto possono rinnovare, con una spesa contenuta, l’intero ambiente rendendolo non soltanto più bello ma anche creativo. In commercio si trovano dei comodini da rifinire secondo il proprio gusto personale perché si può scegliere la finitura, i colori, le eventuali decorazioni e la tipologia delle maniglie. Un’alternativa ai comodini di produzione industriale sono realizzati dagli artigiani che, non di rado, li propongono in legno massello, per esempio di ciliegio, con decorazioni di fantasia o ispirate alla tradizione locale.
Per completare l’arredamento della zona notte bisogna valutare la scelta di una cassettiera o di un comò, che non per forza deve essere dello stesso stile. Un effetto ricercato ed elegante può essere raggiunto inserendo una cassettiera in stile shabby chic o classica fra comodini moderni, anche d’avanguardia.


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Il prezzo dell’energia elettrica è diminuito in questo trimestre, è vero, ma quanti di voi sanno che l’impatto di questa diminuzione porterà gli italiani a risparmiare soltanto 5 euro in bolletta? Come fare quindi per risparmiare realmente sul costo dell’energia elettrica?

Le risposte, le soluzioni e gli accorgimenti sono numerosi ma in questo articolo parleremo soltanto degli elettrodomestici e del loro impatto sulle bollette.
Dovete sapere che non molto tempo fa è stata fatta un’analisi, intervistando a campione i cittadini italiani per cercare di capire quali elettrodomestici, secondo il pensiero comune, attaccano con più aggressività la bolletta. Il risultato? Non è tutto come sembra. L’Aires, l’Associazione italiana che riunisce tutti i principali venditori di elettrodomestici nel nostro Paese, che ha svolto l’indagine, ha rivelato che 1 persona su 3 attribuisce i maggiori dispendi energetici ai soliti tre elettrodomestici: il phone, il ferro da stiro e la lavatrice. Sarà davvero così? No, non proprio.

I principali responsabili sono il condizionatore, l’asciugatrice, la lavatrice e il frigorifero. Prendiamo dal mazzo un elettrodomestico a caso, la lavatrice, e partiamo da quello, vedendo nel dettaglio cosa si può fare per contenere i consumi.
Dovete sapere che acquistare una classe A o superiore (A+, A++ e A+++) e azionarla soltanto la sera non sono le uniche soluzioni a vostra disposizione, esistono altri trucchi per limare ulteriormente sprechi e costi. Il lavaggio a 40 gradi, l’assenza del prelavaggio e la macchinata a pieno carico ne sono un esempio.

Il frigorifero è un altro dei principali colpevoli, in quanto è l’unico elettrodomestico a conti a stare accesso 365 giorni l’anno. In media è stato calcolato consumi all’incirca dai 100 ai 240 kilowatt ogni ora. Al di là della solita classe, più è alta minori saranno i consumi, gli accorgimenti che ci sentiamo di darvi sono
-Acquistare l’elettrodomestico in base al nucleo familiare
-Evitare di aprirlo in continuazione e di introdurre alimenti caldi
-Regolare la temperatura intorno ai 3/4 gradi
-Non riempirlo eccessivamente, più il frigorifero risulta appesantito maggiore energia elettrica servirà per raffreddarne il contenuto

Per quanto riguarda l’asciugatrice c’è poco da dire, il consiglio che ci sentiamo di darvi è quello di non utilizzarla o quantomeno comprare un’asciugatrice a gas e limitarne gli utilizzi.

Il condizionatore invece, utilizzato dai più soltanto durante il periodo estivo, è un apparecchio il cui è utilizzo ci sentiamo caldamente di consigliarvi di diminuire. La ragione risiede nell’impatto che potrebbe avere sulla salute. Una valida alternativa è quella di impostarlo in modalità deumidificatore.


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La bioarchitettura è una disciplina che cerca di individuare il corretto equilibrio tra la salute e il benessere fisico e psichico di chi abita in una determinata casa, e la salute e il benessere degli elementi naturali che la circondano, in quando comunque indissolubilmente legati. È una disciplina che prende quindi in considerazione la casa nella sua totalità, dalla scelta dei materiali più idonei all’impiantistica, all’arredamento.

Origini

Sulla scia della presa di coscienza collettiva che negli anni Settanta ha portato alla luce per la prima temi quali ‘ecologia’ e ‘risparmio energetico’, nasce nello stesso periodo anche la Bioarchitettura, che inizia ad essere studiata e applicata in Germania dopo che la crisi energetica del 1973 mise in ginocchio il mondo intero. Chiamata anche architettura bioclimatica, questa disciplina incominciò a ricercare fonti di energia alternative agli idrocarburi per fornire le abitazioni dell’energia necessaria per ‘funzionare’.
Gli operatori del settore edilizio iniziarono a valutare seriamente la possibilità di fornire le abitazioni che costruivano di quell’energia alternativa che, più delle altre, è accessibile a tutti e praticamente in qualsiasi posto: l’energia del sole. Dalla Germania l’interesse per questa nuova disciplina si diffuse a macchia d’olio in tantissime altre nazioni europee, negli Stati Uniti e addirittura in Africa.
Se escludiamo il celebre architetto F. L. Wright che aveva precedentemente realizzato alcune costruzioni basandosi sui principi di quella che allora veniva chiamata architettura climatizzata, come la famosissima Casa sulla cascata, i primi esempi di architetture a energia solare realizzati in Europa e negli Stati Uniti avevano le sembianze di veri e propri manifesti culturali.
L’aspetto esteriore di queste costruzioni, infatti, sembrava voler urlare al mondo la potenza dei propri sistemi per la raccolta dell’energia; i segni architettonici che caratterizzavano questi edifici dichiaravano apertamente la necessità di sostenersi in modo ecologico, appoggiandosi a materiali biocompatibili. Un esempio di questa tendenza è la Casa di Acorn Close, nata nel 1981 in Inghilterra, che sfrutta nel miglior modo possibile fenomeni naturali quali l’inerzia termica, l’effetto serra, l’effetto camino e altri effetti creati naturalmente dal clima stesso.
Una volta adottata una visione ecologica e naturalistica dell’edilizia, gli architetti che più degli altri aderirono a questa nuova filosofia del costruire iniziarono a ricercare sistemi sempre nuovi e sempre più naturali per creare energia, e non solo per disperderla.
Parliamo di una vera e propria scuola di architetti e di arredatori che si impegnarono per sposare il più armoniosamente possibile la bellezza interna ed esterna delle case con questi nuovi valori improntati all’ecologia. In questo modo il rispetto per la natura e l’incremento della vivibilità andavano di pari passo con una grande attenzione all’estetica.
Elementi come l’illuminazione, l’isolamento termico, l’ombreggiamento e la ventilazione, la deumidificazione e la protezione dalle precipitazioni atmosferiche divennero materia di grandi sperimentazioni che portarono alla concezione di nuove ‘regole’ edilizie.
Non mancarono nemmeno gli architetti che cercarono di portare nelle loro costruzioni anche alcuni elementi attinti dalle culture etniche di tutto il mondo, sfruttando un millenario sapere su come utilizzare nel migliore dei modi quello che la natura regala all’uomo e valorizzando al meglio le risorse naturali, in una grande armonia con il mondo naturale. Un esempio di questa nuova filosofia del costruire è la “Casa per abitazione”, edificata nel 1993 in Francia, a Lyon Vaise.

Caratteristiche

Un numero sempre maggiore di persone sono ogni giorno più consapevoli del grande, grandissimo valore della salute e ognuno cerca solo il meglio per sé e per la propria famiglia, sia per quel che riguarda l’alimentazione, che per quello che indossa che per i materiali con cui è realizzata la propria casa.
Il fine è quello di non essere più circondati da elementi disarmonici ma soprattutto tossici: da questa esigenza è nato, negli ultimi decenni, un nuovo modo di affrontare la vita e di rapportarsi ad essa; un modo pi attento, più ecologico, più rispettoso nei confronti di una natura che da sempre ci ospita e ci nutre. La prima, vera grande ristrutturazione a cui stiamo assistendo, quindi, è quella relativa al nostro ‘modus vivendi’: c’è, infatti, chi ha deciso di trasferire questi nuovi valori a tutto quello che ci circonda, prima tra tutti la casa, sia nella sua architettura che nell’arredamento.
Risulta essere ormai assodato che condurre la propria esistenza in un ambiente sano migliora la qualità della vita, e al sempre crescente numero di persone che abbracciano questo nuovo stile di vita si affianca un numero sempre maggiore di professionisti dell’edilizia che rivolgono un’attenzione particolare anche agli aspetti funzionali ed ecologici delle loro costruzioni. Dalla sapiente combinazione di questi elementi deriva una vita domestica di qualità superiore, e sono in tanti a crederlo e a metterlo in pratica, applicando questo pensiero alle diverse fasi della progettazione e della realizzazione di una costruzione.
Prima di tutto, l’esposizione della facciata di ingresso dovrebbe essere rivolta verso sud, in modo che possa usufruire il più possibile della luce e del calore del sole. Per quel che riguarda gli ambienti della casa, questi vanno posizionati nelle giuste aree, individuate in base alla perfetta combinazione tra ombra e luce. In più, per avere la certezza che la casa possa ‘respirare’ adeguatamente non viene utilizzato alcun tipo di materiale isolante come colle sintetiche, pavimentazioni in cemento, coloranti impermeabili e tutto quello che potrebbe inquinare gli ambienti interni ed precludere il necessario passaggio di aria, di modo che le esalazioni, i vapori e l’aria viziata non costituisca un danno per la salute. Sono numerosi, infatti, gli studi che hanno rivelato che le esalazioni nocive possono portare a problemi di respirazione, cefalee, nausee e altri disturbi.
Sembra che anche i climatizzatori possano non essere apparecchiature salubri in quanto vi si annidano batteri che, se i filtri d’aria non vengono cambiati con regolare frequenza, potrebbero essere diffusi nell’aria. Questo è il motivo per cui vengono studiati sistemi sempre nuovi per l’areazione che, insieme all’abitudine di aprire regolarmente le finestre per permettere il ricambio dell’aria, cercano di limitare i danno causati dal ricircolo continuo di aria viziata.
Allo stesso modo, anche i sistemi di riscaldamento, in particolar modo le stufe elettriche, possono essere causa di una drastica diminuzione dell’ossigeno, oltre che consumare quantità eccessive di energia. Per assicurarsi che nella propria casa vi sia una buona qualità dell’aria è consigliabile circondarsi di piante, che trattengono l’anidride carbonica e liberano ossigeno, mentre le foglie trattengono fuliggine e pulviscolo. Anche il terriccio è molto utile per la salubrità dell’aria, poiché i microorganismi che contiene sono in grado di assorbire esalazioni nocive come l’ossido di carbonio e altri gas, con un effetto simile a quello di una spugna.

Materiali

I bioarchitetti perfezionarono via via le loro ricerche per quel che riguardava le tecniche di costruzione e la scelta dei materiali, rendendo gli edifici sempre più “vivi”. Risorse naturali come l’acqua, la luce, la vegetazione per arrivare fino alle caratteristiche sonore dell’ambiente attorno veniva utilizzate nel modo più sapiente per creare situazioni abitative definite “reattive”, ossia perfettamente in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici e all’ambiente esterno.
Le costruzioni di nuova generazioni sono quelle in cui la sperimentazione sui materiali è più avanzata: questi infatti vengono selezionati in base al criterio del massimo rendimento, del minimo impatto ambientale e dei costi contenuti e sono la pietra, il legno, la calce e il gesso. I nuovi materiali hanno necessariamente portato a un nuovo studio dei costi e dei processi di produzione dei materiali, e delle eventuali emissioni nocive: questo ha portato alla progressiva sostituzione di elementi vecchi e nocivi per la salute come vernici, colle, smalti e pitture chimiche con altri prodotti di origine naturale come vernici create con pigmenti naturali e cera d’api, ossia i materiali che veniva utilizzati un tempo.

Dove costruire

I bioarchitetti e gli esperti di settore non solo scelgono attentamente tutti i materiali, ma prestano anche un’attenzione particolare alla conformazione geologica del terreno dove andrà edificato l’edificio, agli eventuali corsi d’acqua sotterranei che possono rivelarsi dannosi per la salute di chi ci abita sopra, ai cavi elettrici dell’alta tensione o a elementi radioattivi che potrebbero essere presenti nel terreno o nell’atmosfera circostante. Un buon architetto analizza tutto con la massima attenzione di modo che nulla sfugga al suo attento esame.
C’è una scuola di pensiero che sostiene che tutto il pianeta sia percorso da un reticolo elettromagnetico a cui hanno conferito il nome di “rete di Hartmann”: una rete invisibile che risulta particolarmente nociva per gli abitanti del pianeta nei punti dove le linee si incontrano, i cosiddetti nodi.
L’effetto negativo di questi nodi può venire ulteriormente amplificato dalla qualità non eccelsa dei materiali utilizzati per l’edificazione, dalla presenza di giacimenti minerari, crepacci o corsi d’acqua sotterranei. In ogni caso, non è ancora stata dimostrata l’effettiva nocività di questa rete sul nostro organismo quindi per il momento siamo ancora in una fase teorica. Chi avesse qualche dubbio può in ogni caso chiedere a un esperto una perizia effettuata con un geomagnetometro per rilevare insolite alterazioni nel campo magnetico.


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