Le proprietà salutari e organolettiche del miele sono note da migliaia di anni. Fin dai tempi antichi era l’unico dolcificante che l’uomo usava, ed inoltre veniva considerato anche come farmaco, per curare e prevenire piccoli disturbi, e anche in cosmetica con risultati più che soddisfacenti.

Come viene prodotto il miele

Il miele viene prodotto dalle api, che usano il nettare dei fiori o per alcuni tipologie di miele anche secrezioni delle piante (es. miele di quercia). In poche parole, il nettare, una volta raccolto, viene disidratato dalle api che, in un secondo momento, aggiungono degli enzimi allo stesso e, solo successivamente viene lo depongono nei favi.
Dopo che il miele viene depositato, l’apicoltore, estrae le celle dei favi mediante un processo di centrifugazione con un attrezzo chiamato smelatore, e lascia il miele decantare in vasi di vetro. Il prodotto è sin da subito pronto all’uso. Le proprietà del miele variano in base al tipo di fiore, di pianta e del clima territoriale. Per conservare le sue caratteristiche, il miele deve essere estratto a freddo, cioè senza alcun intervento termico, infatti il miele sottoposto ad una temperatura di circa 45 gradi inizia a perdere le sue proprietà e a degradarsi.

Le proprietà

I benefici del miele, che contiene antiossidanti, sono molteplici, adatti soprattutto per il periodo invernale ed autunnale. Le proprietà del miele aiutano a:
Assimilare il calcio e il magnesio per le ossa
Decongestionare
Il miele ha un alto contenuto di vitamine ed amminoacidi, che lo rende particolarmente adatto per la cura di raffreddore e tosse che ci attanagliano nei periodi invernali. In questi casi, ad esempio, per combatterli è consigliabile bere del latte caldo con un paio di cucchiaini di miele. Grazie alle proprietà antinfiammatorie e decongestionanti il miele attenuerà il bruciore alla gola e migliorerà la respirazione. Inoltre ha un’efficace azione sul metabolismo, sullo stomaco e sull’apparato respiratorio. È consigliato anche per l’alimentazione dei bambini dato che aiuta nello sviluppo dell’apparato muscolare e della crescita, e inoltre grazie alla sua digeribilità viene usato anche nell’alimentazione di persone anziane e debilitate.
Grazie all’alto contenuto di antiossidanti naturali, il miele aiuta, sia nella prevenzione che nei processi d’invecchiamento.
Oltre ai tanti rimedi naturali per la cute e per la pelle, Il miele risulta essere molto utile mescolando del miele con dell’olio di oliva. Questa miscela ottenuta si potrà sfruttare per la sua proprietà emolliente e idratare al meglio la cute.

La cristallizzazione e la conservazione del miele

L’aspetto del miele non per forza deve essere liquido/fluido, ma si possono trovare delle tipologie che hanno una consistenza più solida. La consistenza dipende dal tipo di miele, cioè dal tipo di fiore con cui è stato creato e dal clima. La cristallizzazione, non è altro che un processo naturale, che dipende dalla composizione e dalla temperatura del miele e può esprimere la sua genuinità. Ogni miele, ha una tendenza a cristallizzare differente che varia in base ad una maggiore o minore presenza di acqua e glucosio e dalla percentuale di zuccheri presenti nel prodotto. La cristallizzazione avviene naturalmente, per far ritornare il miele ad uno stato liquido, è sufficiente riscaldare il vasetto a bagnomaria stando attenti a non superare i 45 gradi. Un altro processo naturale che potrebbe dare fastidio al consumatore è la comparsa di un strato bianco in superficie. Quest’ultime non sono altro che particelle di ossigeno che si formano durante la centrifuga per estrarre il miele.
Si ricorda infine che la temperatura ideale per la conservazione del miele si aggira intorno ai 14 gradi ed al riparo dall’aria, l’umidità e la luce.


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Se sussistono sempre dubbi su chi sia nato prima, se l’uovo o la gallina, altrettante incertezze sussistono su chi sia nato prima, se la zuppa o il cucchiaio. All’epoca in cui quella nostra antenata che viveva ancora nelle caverne e che per prima mise a cuocere i semi raccolti nell’acqua per ammorbidirli, preparando in questo modo la prima zuppa, dovette aver avuto qualcuno che si era ingegnato ad inventare una sorta di tegame.

Ma contestualmente dovette sorgere il problema di come consumare questa zuppa. Fonti storiche ed iconografiche, se ci assistono sui contenitori, non lo fanno per quanto riguarda il cucchiaio. Quel che comunque a noi importa è che lo troviamo già in forma evoluta ai tempi della Roma repubblicana. Piccoli, dal formato molto rustico, ma che assomigliano già ai nostri cucchiai moderni. Poi certamente, con l’evolversi della civiltà, anche i loro cucchiai si fecero più eleganti e si specializzarono nell’uso: di peltro, d’argento o d’oro, ce ne erano persino di quelli dal manico che terminava a punta e da una piccola paletta concava: con la punta si scalzava l’ostrica o il mollusco dalla sua valva e con il cucchiaino lo si prendeva per portarlo alla bocca.

Dal Medioevo in poi il formato andò specializzandosi ed impreziosendosi, soprattutto nel manico: relativi a quel periodo, ad esempio, si sono trovati cucchiai che avevano immanicatura a forma di Santi e di Madonne. In tempi bui, quando non era facile per molti mettere insieme il pranzo con la cena, era bene che, anche chi poteva, nel mettere in bocca una cucchiaiata di minestra, si ricordasse di ringraziare il Padreterno. Poi con il Rinascimento, la religione scomparve dai manici dei cucchiai e passò nelle mani degli orafi e degli argentieri e a partire dal Barocco fu tutto un inondare la posateria di pietre dure e preziose, smalti e nielli, fino ad arrivare ai nostri semplici e pratici cucchiai odierni in acciaio. Oggi, soprattutto, si sono specializzate le funzioni e così, già nel servizio d’argento della nonna, compaiono i cucchiai da minestra, quelli da dessert, i cucchiaini per il dolce, quelli leggermente più grandi per il the, quelli più piccoli per il caffè e quelli con la palettina adatta a raccogliere il gelato. Poi ci sono i cucchiaioni da servizio: quello più grande serve per il risotto, leggermente più piccolo e di forma diversa è riservato a differenti usi per servire le portate e non possiamo sapere se prima o poi qualche fantasioso produttore si inventerà un altro tipo di cucchiaio.

Sull’uso dei cucchiai è presto detto: quelli da tavola, si sistemano sulla destra del piatto, accanto al coltello e vengono accostati alla bocca dalla parte laterale e non dalla punta. I più grandi, da servizio, si sistemeranno in attesa di essere usati sull’apposito piano di servizio accanto alle altre posate. Quel che è divertente notare è che quando un attrezzo ha raggiunto il suo formato ottimale per l’uso cui è destinato, la sua foggia, nel tempo anche lontanissimo, non è mai cambiata. Se avessimo potuto invitare alla nostra tavola un antenato cavernicolo, magari il cucchiaio lo impugnerebbe non come facciamo noi, ma sicuramente saprebbe come servirsene; resta il dubbio sul gradimento della vostra pur ottima minestra, ma questo è un altro argomento.


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C’è disputa fra i filologi che si interessano di gastronomia sulla data alla quale far risalire la moda di dedicare a personaggi importanti le preparazioni di cucina. E’ possibile che questo uso sia cominciato in Francia nel periodo della Reggenza e sia poi proseguito sotto il regno di Luigi XV; tuttavia, già alla Corte di Luigi XIV si servivano piatti dedicati ai famosi.

Questa usanza è poi continuata per tutto l’Ottocento, accomunando principi e cocottes, condottieri e ballerine in un gran calderone profumato. A Louis Nointel, marchese di Béchameil, ad esempio, o più probabilmente al suo cuoco, si deve l’invenzione della famosa salsa, pietra miliare della grande cucina. E chi sarà mai quella Camargo, cui hanno dedicato un delizioso soufflé? Ebbene, Marie-Anne Camargo trionfava come ballerina nella Parigi della metà del Settecento: principi ed imperatori erano ai suoi piedi. A lei, celebre riformatrice della danza classica e creatrice del pas de basque, sarebbe stato dedicato il celebre Soufflé Camargo composto di mandorle e mandarini. Certo, William August, duca di Cumberland, che per oltre un ventennio calpestò i campi di battaglia inglesi alla metà del sec. XVIII, non sarebbe felice di sapersi passato alla storia per una famosa e ghiotta salsa alla gelatina di ribes e buccia d’arancia, profumata al Porto, ottima con la cacciagione, chiamata appunto salsa Cumberland.

Risulta essere, invece, ancora avvolto nella nebbia il personaggio della mitica Suzette che diede nome alle famose crèpes. Certe malelingue raccontano di una sera nella quale Edoardo VII, ancora Principe di Galles, sedeva con una splendida ragazza ad un tavolo dell’Hotel de Paris a Montecarlo. Lo chef servì in quell’occasione una sua strabiliante invenzione e, servendola personalmente in tavola, propose al principe di chiamarla Crèpes princesse. Edoardo, ammiccando alla sua bella ospite rispose al cuoco: “Se sono dedicate a lei, puoi chiamarle semplicemente Suzette!”. Beh, se la storia non è vera, è per lo meno bene inventata. Proseguendo su questa strada, è bene anche sapere che fu il celebre cuoco Montmirail a dedicare al visconte di Chateaubriand i famosi medaglioni tagliati dal cuore del filetto, così come è opportuno informare i teenagers appassionati di panini che il famoso tramezzino deve il suo nome al quarto conte di Sandwich, accanito giocatore di carte che non abbandonava mai il tavolo da gioco. Il suo maggiordomo, per non vederlo deperire rapidamente, lo sosteneva con fette di pane farcite con ottimo roastbeef. Non sappiamo con che cosa li innaffiasse, ma di certo il conte sopravvisse e con il panino anche il suo nome.

La celebre trota salmonata alla Cambacérès, farcita di gamberetti, è invece una nota invenzione dell’omonimo arcicancelliere di Napoleone Bonaparte: al congresso di Luneville, nel quale nel 1801 si trattava la pace tra Francia e Austria, l’arcicancelliere tirava i fili politici alla sua sontuosa tavola. Napoleone stesso dovette ad un certo punto intervenire per il ritardo con il quale i dispacci tornavano da Parigi, ritardo causato dal surplus di lavoro dovuto al trasporto delle derrate alimentari per la mensa di Cambacérès. Il nostro grande Gioacchino Rossini, peraltro, ha una lista di vivande che portano il suo nome tanto lunga da poter essere raccolta in un volume: dalla gallina, ai tournedos, dalle salse ai maccheroni, tutto rigorosamente guarnito con tartufi e fegato d’oca. Molte ricette sono sicuramente di sua invenzione, come quella dei celebri bucatini che lui stesso farciva di fois gras, servendosi di una apposita siringa di avorio e argento da lui inventata e che si era fatto costruire da un gioielliere parigino. E, per finire, ricorderemo che tra i grandi piatti della cucina francese ci sono i famosi “epigrammi di agnello”. L’aneddoto, probabilmente vero, ci porta in uno dei salotti letterari più prestigiosi della Parigi della metà del ‘700. Qui una dama “preziosa”, di non eccellente cultura, sente raccontare da un ospite di aver gustato qualche sera prima durante una cena, “degli ottimi epigrammi”. Non immaginando nemmeno lontanamente che si trattasse di versi letterari, tornata a casa la graziosa dama chiama il suo cuoco e gli ordina di preparare un piatto di epigrammi, per la cena importante che avrebbe offerto la sera successiva ai suoi illustri ospiti. Il cuoco, dopo una rapida ed infruttuosa indagine, non si perde d’animo e sui fornelli crea le famose cotolette di agnello. La sera dopo, gli ospiti compiaciuti fanno chiamare il cuoco e gli chiedono cosa fosse quella leccornia. “Epigrammi di agnello alla Michelet” rispose senza scomporsi. E l’ilarità generale venne scambiata dalla giovane signora per un’ovazione al suo cuoco.


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In questa guida proponiamo alcuni consigli utili per avere capelli lisci perfetti.

Cambia abitudini
Prova a fare come fanno le americane: utilizza il balsamo prima dello shampoo. Stendi il balsamo prima di entrare in doccia così mentre il getto d’acqua scende, i capelli si lisciano velocemente. Dopo stendi lo shampoo al centro della testa e risciacqua lasciando che l’acqua porti via tutto senza massaggiare. Poi asciugati tamponando leggermente.

Metti sempre il balsamo
L’ondulazione che vuoi eliminare non inizia mai dall’attaccatura, ma parte un pochino più in giù. Quindi, se metti il balsamo vicino alla cute, si rischia solo di sporcare inutilmente i capelli. Applicalo partendo qualche centimetro dalla radice, senza frizionare.

Spazzola quadrata
Se l’ondulazione è poca meglio sostituire la spazzola tonda con una larga e piatta. Dopo aver tolto i nodi, passa la spazzola tra i capelli cercando di tirarli aiutandoti con il phon con il diffusore piatto. Asciuga i capelli dall’alto e avrai capelli lisci e perfetti.

Burro di Karitè
Le donne africane lisciano i loro capelli con il burro di Karitè da applicare su tutta la lunghezza dei capelli. Se non lo trovi puoi usare anche il gel. Il risultato è un effetto bagnato e per eliminare l’impacco occorre massaggiare lo shampoo a secco e poi fare due lavaggi con acqua tiepida.

Se sono molto lunghi
Un metodo in voga negli anni Settanta, dopo lo shampoo arrotola i capelli dal centro della testa su un bigodino di grande diametro. Dopo sistema le ciocche dell’attaccatura intorno alla testa, in modo da creare un turbante, lisciandoli con il gel. Poi fissali con i becchi d’oca e lasciali asciugare sotto una retina stretta. Risultati: capelli liscissimi.

Per capelli medio lunghi
Procurati dei bigodini jumbo size con un diametro di almeno 10 cm. Tampona i capelli con un asciugamano, arrotola le ciocche fissandole usando degli stecchi che non lasciano tracce. Dopo asciuga i capelli spazzolandoli a testa in giù per eliminare la leggera ondulazione.

Capelli tutti pari
La piastra è perfetta ma senza abusarne. E’ uno dei metodi più efficaci per eliminare le onde ma va usata con cautela, non più di una volta alla settimana, perchè a lungo andare disidratano il capello rendendoli opachi, anche se le piastre di nuova tecnologia rispettano maggiormente il capello.

Capelli corti
Aiutati con i cerotti. E’ un metodo che si usava negli anni ’50. Dopo lo shampoo, liscia le ciocche con il gel e fissale con dei cerotti antistrappo alla testa. (es. la frangia). Tienili così fino a quando non si saranno asciugati. Funziona perfettamente se non hai capelli troppo lunghi. Per avere capelli corti sempre perfetti ed in ordine.

Asciugali sempre bene
Molto importante. Se non vuoi capelli ricci o che si arriccino, anche con l’umidità, asciugali bene e difendili con un olio ai semi di lino. Più sono asciutti e meno si increspano. Per proteggerli dagli agenti atmosferici dopo la piega spruzza un velo di lacca.


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Certamente non possiamo pensare di risolvere l’insonnia con una tazza di camomilla, esistono tanti tipi d’insonnia e soprattutto bisogna capirne l’origine.
Al 98% è causata da stress rimasto intrappolato ed attivo.

L’alimentazione però può influenzare la nostra capacità di addormentarci e la qualità del sonno.
Come esistono cibi che “allontanano” il sonno (zuccheri, caffè, alimenti elaborati), ci sono alimenti che lo “conciliano”, vediamo quali e perché.
Per conciliare un buon sonno occorre
– cena leggera e digeribile in base alla propria costituzione, non andare a letto con lo stomaco vuoto o troppo pieno
– cenare tra le 18 e le 22 per permettere al corpo di vivere tutto il ciclo della digestione (22-02) e dell’espulsione (02-06)
– far trascorrere almeno tre ore dalla cena prima di coricarsi
– scaricare la tensione della giornata prima di dormire, facendo qualche esercizio rilassante, una breve meditazione, oppure un piccolo massaggio ai piedi con olio caldo (leggi come fare l’auto massaggio), o ancora praticare yoga nidra. leggi anche:➤LE 5 MIGLIORI TECNICHE DI
– non aver ingerito cibi stimolanti come zuccheri, caffè, alcolici…
I cibi giocano infatti un ruolo importante perché il metabolismo degli alimenti che consumiamo, la quantità, la qualità sono legati al rilassamento muscolare e alla produzione di quei neurotrasmettitori, come la serotonina, che favoriscono rilassamento e sonno; come detto all’inizio, la premessa per un buon sonno è una buona digestione.

I risultati delle ricerche mostrano anche come una colazione con alimenti ricchi di triptofano (476 mg/pasto) ed esposizione alla luce durante il giorno, stimolano la produzione di melatonina durante la notte.
Ricordiamo però altre sostanze che vanno “incrementate” : GABA, calcio, potassio, melatonina, piridossina (Vitamina B6, cereali, legumi, verdure -carote, spinaci, piselli-, patate, latte, formaggio, uova, pesce, fegato, carne ) L-ornitina e acido esadecanoico (grassi di origine vegetale), Omega 3, la glicina, che è un aminoacido che si trova principalmente in alimenti ricchi di proteine ​​come carne, pesce, latticini, formaggi e verdure. È un neurotrasmettitore inibitorio nel sistema nervoso centrale. Studi hanno dimostrato che la glicina può promuovere un livello più profondo di sonno. Importante l’introduzione della Vitamina D, studi recenti collegano in modo sempre più incisivo, il suo ruolo anche nell’attivazione e regolazione del sonno (leggi anche : le 15 patologie derivate da carenze di Vitamina D). Infine possiamo citare la vitamina E , che si trova naturalmente in alcuni alimenti e disponibile come integratore alimentare. Ha una attività antiossidante. È stato suggerito che lo stress ossidativo può anche giocare un ruolo in disturbi del sonno. Alcuni studi hanno mostrato effetto protettivo delle vitamine E sulla qualità del sonno.
L’approccio nutraceutico può essere, quindi, utile in una prospettiva preventiva.
Per questo vedremo che gli alimenti funzionali comprendono polvere erba d’orzo, cereali integrali, maca, Panax, Ganoderma, polvere di asparagi, lattuga, ciliegie, kiwi, noci, vino schisandra, e il latte.

Noci
Le noci sono una buona fonte di triptofano, come detto l’ aminoacido che favorisce il sonno poiché contribuisce a rendere più disponibile la serotonina e melatonina, l’ormone “orologio biologico” che definisce i cicli di sonno-veglia. Inoltre, ricercatori dell’Università del Texas hanno scoperto che le noci contengono la propria fonte di melatonina, che può aiutare a addormentarsi più velocemente.
Schisandra
Conosciuta anche come la bacca dei 5 aromi perchè racchiude in sé tutti i sapori, dolce, amaro, passando per l’acido e piccante. Usata preferibilmente come bacca, in Russia viene impiegata anche per produrre un vino dolce.
I frutti della Schisandra chinensis sono utilizzati per il trattamento dell’insonnia, nei paesi orientali, da migliaia di anni. Studi recenti dimostrano come uno dei suoi componenti principali, il Gomisin N, abbia una potente attività ipnotica e sedativa. Complessivamente, questi risultati indicano che Gomisin N produce un effetto sedativo benefico e bioattività ipnotica, che potrebbero essere mediati dalla modifica dal sistema serotoninergico GABAergico.
(Va assunta secondo prescrizione alle dosi consigliate, poichè può essere stimolante del sistema nervoso).

Mandorle Anacardi
Risultano fra gli alimenti più ricchi di magnesio, (260mg/100gr).
50 gr di anacardi fornisce quasi il 20 per cento del vostro apporto quotidiano di magnesio.
La carenza di magnesio, infatti, è legata ai disturbi del sonno, così come alla sindrome delle gambe senza riposo, che spesso colpisce durante la notte e può rendere difficile addormentarsi. Il magnesio svolge un ruolo nella contrazione muscolare inverno.

Kiwi
Uno studio ha scoperto che mangiare due kiwi un’ora prima di coricarsi porta a risultati sorprendenti. I partecipanti allo studio si sono addormentati in modo più rapido, con una diminuzione del 35,4 per cento del tempo necessario per scivolare nel sonno. Hanno anche dormito più profondamente, il 28,9 per cento in più, con un miglioramento del 42,4 per cento riguardo la qualità del sonno. Nel complesso, il tempo totale di sonno per i soggetti che hanno partecipato allo studio è aumentato del 13,4 per cento.

Succo di ciliegia
Una ricerca della Louisiana State University ha dimostrato che gli adulti insonni a cui è stato chiesto di bere 250 grammi di succo di ciliegia due volte al giorno per due settimane, in media, hanno dormito 84 minuti in più nell’arco dei 14 giorni rispetto ai volontari che hanno bevuto succo di frutta generico o placebo. Gli studiosi ipotizzano che questo alimento regoli il ciclo sonno-veglia e che contenga l’aminoacido triptofano, amico del sonno. Il coautore dello studio, Frank L. Greenway, ha affermato che “le proantocianidine, i pigmenti rossi rubino presenti nel succo di ciliegie, contengono un enzima che riduce l’infiammazione e la degradazione del triptofano, lasciandolo andare a lavorare più a lungo nel corpo”.

Patata dolce o americana
Un po’ come tutti i frutti di polpa arancione anche la patata america concilia il tuo sonno.
Detta anche “patata dolce”, è naturalmente ricca di carboidrati complessi che incrementano la produzione di serotonina, ma non solo.
Una patata di medie dolce confezioni 542 milligrammi (mg) di potassio (circa il 10 per cento della dose giornaliera raccomandata), che, come il magnesio, favorisce la giusta contrazione muscolare, per mantenere a bada i crampi notturni alle gambe.

Riso bianco
In realtà, in generale carboidrati, ad alto indice glicemico, aiutano a conciliare il sonno, questo perché permettono al cervello di stimolare la circolazione di serotonina. Studi rilevano che risultati più efficaci si ottengono se assunti 4 ore prima di dormire.
La National Sleep Foundation suggerisce un mix di proteine e carboidrati per indurre il sonno, ad esempio pane integrale tostato spalmato con burro di arachidi.

Tisane e bevande calde
Ci sono molte tisane che possono conciliare il sonno come Camomilla, Valeriana, Melissa, Biancospino ma l’induzione al sonno lo produce anche la bevanda calda in sé, perché ingerendo sostanze calde il corpo si attiva per il raffreddamento e questo porta il rallentamento, il sonno.

Latte caldo
Il discorso del latte è particolare. Il latte in sé poco vale come conciliatore, lo fa più che altro a livello psicologico ( quando si assumeva la poppata della mamma alla sera prima di dormire) e per il fatto che è una bevanda calda, questo perchè la maggior parte del latte viene munto di giorno. Discorso diverso è se si assume del latte “munto di notte”. Studi dimostrano che questo contiene altissimi livelli di triptofano e melatonina rispetto a quello prelevato al giorno.
Risulta infatti un aiuto naturale importante per la cura dell’insonnia e dell’ansia, pensate è stato rilevato che ha un effetto pari alle benzodiazepine.
Quando si parla, qui, di assumere latte, ci si riferisce a latte organico, biologico oltre l’etichetta
Cosa vuol dire?
Vuol dire che bere latte commerciale, quindi che si trova sugli scaffali proveniente da mucche stressate, trattate con ormoni ed antibiotici non è ciò che viene suggerito, idem per quanto riguarda le uova.
Vanno considerati questi alimenti provenienti da animali cresciuti naturalmente.
Direte dove si trovano?
Se si ha la fortuna di avere i distributori di latte fresco biologico, contadini fidati è buono. In altra maniera la scelta ovviamente è personale, ma è da tenere presente che ciò che andrete ad ingerire è frutto di animali caricati con ormoni per incentivare la produzione, deboli, facilmente vittima di malattie e quindi trattati con antibiotici. Tutte sostanze scientificamente ritrovate nel latte ed uova. In tal caso meglio optare per altri alimenti soporiferi.


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